C’è solo una cosa peggiore di non ricevere un invito per un primo appuntamento: riceverlo. Passi la metà del tempo a lamentarti per il vuoto che avverti intorno, e l’altra metà a imprecare quando qualcuno si fa avanti e ti chiede di uscire. Un invito fa parte di quella vasta categoria di eventi capaci di far emergere prepotentemente la tua instabilità mentale, quasi più di un pranzo in famiglia o di un controllo a campione della Polizia Municipale.

Hai conosciuto Giulio su Tinder: è alto, ha un bel sorriso, uno stile interessante, una bio buffa e originale. La conversazione in chat è leggera e piacevole, e tutto procede per il meglio. Finché non ti chiede di uscire. Ed ecco che, sotto i tuoi occhi, come per un incantesimo Giulio si trasforma in un bugiardo che di sicuro bara sull’altezza, ha i denti dritti, sì, ma probabilmente soffre di alitosi, scommetti che si fa comprare i vestiti dalla mamma e sei certa che abbia copiato la bio da qualche pagina di Google. Ora che tra voi rischia di stabilirsi un contatto reale, non solo hai perso interesse per lui, ma provi addirittura fastidio. Un fastidio che come, una slavina, travolge prima questo Carneade della rete, quindi tutto il genere maschile, chi ha inventato le app d’incontri, e infine anche te che ne hai scaricata una segnando la tua resa definitiva alla miseranda condizione di questuante. E questa è soltanto la punta di quell’iceberg di disagio e turbe psichiche di cui il tuo interlocutore ignora, per il momento, le dimensioni mastodontiche. Tuttavia, poiché il tuo quadro clinico comprende anche il terrore di deludere gli altri e non riesci a dire di no, cosa di cui hanno beneficiato la maggior parte di quelli con cui sei andata a letto negli ultimi vent’anni, accetti l’invito.

Il giorno dell’appuntamento ti svegli di pessimo umore. Hai la sensazione di avere qualche scocciante impegno in programma, ma, avvolta in un bozzolo di coperte e con la mente ancora impastata di sonno, fatichi a mettere a fuoco di cosa si tratti. Poi all’improvviso ti ricordi dell’appuntamento con Giulio, e vorresti uscire di casa e correre per strada urlando. Immagini conversazioni stentate, silenzi imbarazzanti, divergenza totale di vedute su tutti i temi più importanti, come la fede nella scienza o l’importanza di un sostanzioso conto in banca. L’unico pensiero che ti darà se non sollievo quanto meno la forza di arrivare in fondo alla serata è che questo sconosciuto se ne tornerà da dove è venuto e non vi rivedrete mai più. Ma perché, ti domandi, perché infliggerti questa punizione? Quante probabilità ci sono che Giulio si riveli l’uomo perfetto per te, se al momento ti sembra pressoché impossibile persino riuscire a scambiarci una conversazione da ascensore? Cerchi di ricordare di cosa avete parlato in chat, ma non ti viene in mente nulla. Ti sembra di non sapere niente di lui, e non vuoi che lui sappia niente di te. Inoltre, se non l’hai mai incontrato prima, significa che non frequentate gli stessi ambienti e gli stessi gruppi: dunque avete in comune poco o nulla. Uscire con lui è una forzatura e una perdita di tempo. Cosa ti passava per la testa, quando hai accettato?

Per tutto il giorno, il senso d’imbarazzo all’idea di annullare l’appuntamento fa a pugni con lo struggente desiderio di startene a casa e cancellare il contatto di Giulio. Hai la sensazione di trascinare un macigno che, con il passare delle ore, si fa sempre più voluminoso e pesante, mentre attraversi tutte le fasi del lutto.

Negazione: Ti ripeti a intervalli regolari che non hai nessun appuntamento, che sicuramente accadrà qualcosa che ti trarrà d’impaccio, che sarà Giulio stesso a scriverti un messaggio in cui si scusa ma deve rimandare il vostro incontro. Entro l’ora di pranzo non sei più nemmeno così sicura che Giulio esista veramente. Potrebbe essere un bot, qualcuno che ti sta facendo uno scherzo, o una specie di Mark Caltagirone.

Rabbia: Cosa cazzo vuole la gente da te? Perché ti stanno tutti addosso? E cos’è questa mania demenziale di voler uscire a tutti i costi? Si sta tanto bene in casa! Da soli! Che poi, è inutile incazzarsi con qualcun altro, la colpa è solo tua: non hai ancora capito che un certo tipo di socialità non fa per te? Come fai ad essere così stupida? Davvero ti illudi di trovare qualcuno di decente su un’app d’incontri? Devi imparare a stare ferma con quelle cazzo di mani! Dio, ti prenderesti a schiaffi.

Patteggiamento: Tuttavia, è pur vero che magari conoscere persone nuove potrebbe non essere un male. In fondo, non hai niente da perdere. Nella peggiore delle ipotesi, avrai incontrato qualcuno che non ti interessa rivedere, e cancellarlo dalla tua vita dopo un aperitivo non sarà difficile. E poi c’è sempre la possibilità che invece tu trascorra ore piacevoli con un ragazzo che qualche qualità deve pur averla, o non gli avresti messo un like, no?

Depressione: Il problema è che tu i like li metti più che altro per disperazione. Ma guardati. Affidarti ad un’app per incontrare qualcuno: non pensavi di poter cadere tanto in basso, e invece. Tra l’altro ormai su Tinder sono rimasti soltanto gli scarti dell’umanità. E il fatto che ci sia anche tu, rende superfluo qualsiasi commento. Sei senza speranza, hai perso tutti i treni che potevi perdere. La tua vita è una landa desolata. Sarà così per sempre, tanto vale morire ora.

Accettazione: Ma siamo onesti: non avrai mai il coraggio di annullare un appuntamento, figurarsi di ucciderti. Non hai altra scelta che prepararti e uscire. Sei come una zattera trasportata dalla corrente, non ti rimane che arrenderti e farti portare dove vuole. Opporsi al corso degli eventi è del tutto inutile: qualunque sia il piano che l’Universo ha in serbo per te, in ogni caso non puoi sottrarti, tanto vale lasciarsi andare. Anzi, meglio che ti sbrighi: tra due ore devi uscire e non hai ancora nemmeno deciso cosa metterti.

(continua)