Il 31 maggio 1965 nasce Gigi Finizio.

Luigi Finizio, in arte Gigi, nasce nel Rione Sanità, il 31 maggio 1965. Il cantante napoletano, naturalizzato italiano, debutta a soli 9 anni con l’album For’a’scòla, al quale segue, a causa anche dell’obbligo d’istruzione, Dint’o culleggio.
Nel 1995 arriva terzo a Sanremo Giovani con il brano Lo specchio dei pensieri.

Nello stesso anno, Pippo Baudo lo chiama a Sanremo Top e in quell’occasione lo invita a duettare live con Giorgia, che successivamente prenderà le distanze da Gigi.

Grazie al successo planetario, l’anno successivo esce l’album Finizio & Friends, nel quale Gigi duetta con star del panorama musicale del calibro di Rachele Cagna, Tommasino Fodero, Ernesto Peggio, Brian & Garrison, Jessica Scozzone e Walter Anacoluto.

Accolto nel gotha della musica internazionale, partecipa ad un progetto che coinvolge il rapper tunisino M’barka Ben Taleb e Ramona Badescu, che vuole Finizio per la realizzazione dell’album Jumi Jama, metà in rumeno e metà in napoletano: i CD vanno subito a ruba.

Dall’esperienza del tour del cantante napoletano con la soubrette rumena e il rapper tunisino trae ispirazione il singolo Chi guida? La polizia!

Durante l’ultima fase della pandemia di Covid-19, in attesa di tornare a fare buona musica, Gigi Finizio fonda una tipografia specializzata nella stampa di Green pass.

Da sempre generoso con i fan e gli ammiratori, Gigi non rifiuta mai un autografo, specialmente alla polizia giudiziaria.

Roberto Saviano ha recentemente dichiarato di essersi ispirato a lui per il personaggio di Gomorra noto come O’ Strùnz.

Attualmente Gigi Finizio è impegnato in una lunga tournée che toccherà tutti gli stati che non prevedono l’estradizione.

Il 17 maggio è la Giornata mondiale contro l’omofobia.

Infatti, proprio il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità rimuove l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. E la aggiunge all’elenco di quelle sessualmente trasmissibili, dopo che numerosi studi scientifici hanno dimostrato che c’è una cosa che piace a molti, e una che piace a tutti.

Sebbene siano trascorsi più di trent’anni, ancora troppe persone vengono discriminate per il loro orientamento sessuale, come sa bene la compagna di Renato Brunetta.

Se ogni volta che l’onorevole Pillon apre bocca un omosessuale perde i suoi glitter, eccezionalmente liberal è invece la posizione di Matteo Salvini, che afferma: – Non ho niente contro i gay, ma non vorrei mai che mia figlia ne sposasse uno.

La questione dei matrimoni gay rimane molto dibattuta. Ultimamente la Chiesa ha mostrato segnali di apertura in merito, ammettendo che gli omosessuali si possano sposare, purché non tra di loro.

Papa Francesco ha di recente dichiarato di riconoscere i gay: se adesso ci facesse la cortesia di dirci come fa, ci risparmieremmo un sacco di appuntamenti inutili.

In molti paesi si sta lavorando ad una legge che vieti la terapia di conversione: una pratica pseudoscientifica intesa a cambiare l’orientamento sessuale di una persona dall’omosessualità originaria all’eterosessualità. Tante le tecniche utilizzate, dalla lobotomia all’esorcismo. Una delle più efficaci sembra sia quella di far ascoltare ai pazienti le canzoni di Michele Bravi al contrario.

Secondo alcuni, la psicanalisi potrebbe servire a guarire dall’omosessualità. Del resto, Freud stesso riteneva l’omosessualità il risultato di un complesso di Edipo mai superato. In effetti, dopo aver sentito certi maschi parlare delle loro madri, la tentazione di diventare lesbica è venuta anche a me.

La terapia di conversione è strettamente legata al cosiddetto movimento degli ex-gay, che vede al suo interno una fortissima componente religiosa molto vicina ad ambienti ecclesiastici. Evidentemente, al termine del percorso si avverte un incontenibile desiderio di bambini.

Il 10 maggio 1908 viene celebrata per la prima volta la Festa della mamma.

Il periodo di capacità riproduttiva della donna, detto anche finestra fertile, in media va dai 12 anni a Carmen Russo.

Uno dei primi effetti degli ormoni prodotti in gravidanza è l’impellente necessità di condividerla sui social. Di norma si comincia con la fotografia di una doppia linea su un bastoncino in plastica intriso di urina. Seguono poi, a cadenza regolare, ecografie che solo un occhio esperto riuscirebbe a distinguere da fotogrammi di una video-ispezione della rete fognaria, e tentativi di emulazione di Demi Moore sulla copertina di Vanity Fair del 1991, che finiscono per somigliare piuttosto a dépliant informativi sulla ritenzione idrica.

Da qualche tempo, la nuova frontiera della diagnostica prenatale è l’ecografia morfologica, che dovrebbe restituire in modo fedele i tratti somatici del feto, sebbene il risultato finale ricordi più che altro un vassoio di profiteroles dimenticato sotto la pioggia.

Ormai imprescindibile, grazie all’alto potenziale di instagrammabilità, è il babyshower. Rito collettivo importato dall’America, non ha un’esatta traduzione in italiano, almeno finché non verrà coniata la sintesi tra i termini sequestro di persona ed estorsione. I festeggiamenti sembreranno infatti interminabili, e gli invitati saranno pure costretti a portare un regalo, scelto da una lista appositamente compilata dai futuri genitori. Nota bene: il babyshower non sostituisce il battesimo, che comporterà un ulteriore investimento di tempo e soldi da parte degli amici della famiglia, che a quel punto si riterranno moralmente autorizzati a trasgredire alla lista regalando al neo-papà una vasectomia.

L’abbondante documentazione fotografica della giornata fornirà materiale agli psicoanalisti degli ospiti senza figli, che dovranno vedersela con una brutta sindrome da stress post-traumatico.

Come se non bastasse il babyshower, altra piaga dei tempi moderni è il gender reveal party: lo svelamento coram populo del sesso del nascituro. Pratica mutuata dalla Cina, dove il Governo regala alla giovane coppia, a seconda dell’esito, una macchinina o un kit per l’aborto fai da te.

Una volta espulso dal canale del parto, dell’infante verranno mostrati solo dettagli minimi, mentre il viso verrà occultato dietro grottesche emoticon dagli occhi a cuore, per proteggerlo dai pedofili in circolazione sul web. La convinzione che qualcuno desideri masturbarsi guardando i visi dei loro figli, dovrebbe dirla lunga sulla mancanza di lucidità di certi genitori.

Il 3 maggio 1991 viene trasmesso l’ultimo episodio della soap opera Dallas.

Per anni, il mondo aveva seguito con il fiato sospeso le vicende di una ricca famiglia di spregiudicati  petrolieri texani, impegnati in una scalata al potere senza precedenti. Ma ora basta parlare dei Bush.

La trama di Dallas ruota attorno alla rivalità tra gli Ewing e i Barnes, un tempo soci in affari e ora acerrimi nemici. Un po’ come Katy Perry e Taylor Swift, solo con meno spargimento di sangue.

Indimenticabile protagonista della serie, John Ross Ewing, più noto come J.R., interpretato da Larry Hagman. In breve, il personaggio di J.R. diventa il cattivo per eccellenza, paragonabile ad Alexis di Dinasty, a Stephanie di Beautiful e alla Santanché di Fratelli d’Italia.

I diritti della serie, prodotta negli Stati Uniti dalla CBS, vengono acquistati da Rai 1, che però, per errore, manda in onda alcuni episodi della prima e della seconda stagione, in ordine sparso senza rispettare l’ordine cronologico e saltando alcune puntate. Tuttavia, come per i film di Terence Malik, nessuno sembra accorgersene.

Dopo appena qualche mese, Dallas passa su Canale 5 e conquista gli italiani con una trama sempre più incentrata su capitalismo e scandali sessuali. Inutile la battaglia legale di Silvio Berlusconi, che cercherà di ottenerne retroattivamente la deducibilità dalle tasse come spese di propaganda elettorale.

Dallas riscrive per sempre le regole della soap opera e rende il cliffhanger uno standard. L’episodio conclusivo della terza stagione, dal titolo Chi ha sparato a J.R.? detiene ancora il record di 360 milioni di telespettatori nel mondo e uno share del 76% negli Stati Uniti. Un summit di esperti di balistica come non si vedeva dalla Commissione Warren.

Il fenomeno è talmente pervasivo che, negli anni Ottanta, il governo comunista di Nicolae Ceaușescu decide di mandare in onda alcuni episodi di Dallas con l’obiettivo di instillare nella popolazione rumena il disprezzo per la ricchezza, il lusso e il benessere. Come se la CEI promuovesse la messa in onda di Temptation Island per incentivare il decoro e l’astinenza sessuale.

A New York si tiene la serata inaugurale della celebre discoteca Studio 54.

Location ***
Il locale, ricavato da un ex teatro, è ampio e accogliente. Per quanto riguarda il design, nulla è lasciato al caso, e l’estetica accattivante si sposa non di rado con la praticità: ne è un esempio la rubber room con il suo arredamento essenziale e le pareti interamente lavabili. Certo, la pulizia generale lascia un po’ a desiderare, come dimostra lo spesso strato di polvere che ricopre praticamente tutto, ospiti compresi.

Menu *****
Più che degna di nota la selezione di droghe alla carta: quaalude, marijuana, hashish, polvere degli angeli, eroina e cocaina. Tutte gluten free e senza olio di palma.

Intrattenimento ****
Molto originale la trovata di far lavorare i membri del personale di sala completamente nudi, seppure con qualche criticità: se da un lato questa scelta contribuisce senza dubbio a vivacizzare l’ambiente, dall’altro espone al rischio di trascorrere la serata a ripescare peli pubici dal vostro Martini cocktail. Per non parlare del comprensibile imbarazzo generato dal non sapere dove infilare la mancia ai camerieri.
Appena scesi in pista, verrete travolti da un turbinio di palle, anche da discoteca. Allo Studio 54 è molto facile imbattersi in protagonisti del jet set internazionale: il fatto che siano per lo più chini su piatti di cocaina o impegnati in complessi quadri orgiastici renderà il riconoscimento dei vip un gioco davvero appassionante.

Esperienza *****
È quasi impossibile lasciare lo Studio 54 senza portare con sé un souvenir, come ad esempio le ciglia finte di Liza Minnelli, la parrucca di Andy Warhol o l’AIDS di Freddy Mercury.

Il 19 aprile 1943 Albert Hofmann conduce il primo esperimento con l’LSD, autosomministrandosi una dose da 0,25 mg

Albert Hofmann nasce a Baden, in Svizzera, e studia chimica all’università di Zurigo distinguendosi come brillante ricercatore. Un triste giorno del 1938, scopre di avere un tumore, e, con la moglie incinta e il primogenito affetto da paralisi cerebrale, decide di far fronte alle difficoltà economiche della famiglia producendo droga in un laboratorio allestito all’interno di un camper nel deserto subito fuori il Canton Turgovia. Hofmann coinvolge nell’operazione un suo ex studente, che lo introduce al mondo dello spaccio, ma Zurigo è una piazza molto esigente, e, per realizzare il massimo del profitto, i due soci in affari dovranno proporre ai clienti qualcosa di innovativo. Hofmann si dedica quindi ad esperimenti con l’acido lisergico, di cui, grazie alle sue conoscenze in ambito scientifico, riesce a ottenere la sintesi. Nel frattempo però, una terapia sperimentale a base di zenzero e curcuma induce una regressione del tumore e il professore può tornare a condurre una vita tranquilla.

Cinque anni dopo, per assecondare l’ossessione della moglie per il decluttering, Hofmann sta sistemando la mensola delle spezie, e tra un barattolo di origano scaduto nel ’35 e un sacchetto di sale rosa dell’Himalaya, trova un avanzo di acido lisergico. Da sempre contrario agli sprechi, decide di assaggiarlo per sentire se è ancora buono: dopo una quarantina di minuti si ritrova a chiacchierare in swahili con una versione di se stesso che tenta di convincerlo dell’affidabilità del paio d’ali che gli sono spuntate tra le scapole. Fortunatamente le ali gli consigliano di desistere, e Hofmann decide di non lanciarsi dalla finestra, nonostante l’insistenza della stessa, che lo incita a saltare dal davanzale con cori da stadio. Sentito il parere del bollitore e del tappeto persiano, per il quale si rende necessaria una traduzione simultanea da parte di Serse I, appena rientrato dalla battaglia delle Termopili, Hofmann decide che dedicherà la sua carriera a studiare gli effetti di alcune sostanze psicotrope estratte da funghi e piante, testandoli sempre su se stesso.

Membro del Comitato per il Nobel, della Società Americana di Farmaceutica, della Società internazionale per la Ricerca sulle piante e del fan club di Ozzy Osbourne, Hofmann muore all’età di 102 anni per un arresto cardiaco causato da un’overdose per essersi leccato le dita sfogliando la guida tv.

Il 12 aprile 1992 apre, a Marne-la-Vallée, Euro Disney.

Dopo il successo dei parchi di Los Angeles, Orlando e Tokyo, la Walt Disney Company decide di conquistare l’Europa puntando sulla località di Marne-la-Vallée, a 32 km da Parigi. Gli intellettuali francesi insorgono contro quella che ritengono una forma di imperialismo che incoraggerebbe il malsano consumismo statunitense, definendo il progetto una Černobyl’ culturale. L’amministratore delegato della Disney, Michael Eisner, replica: – Che mangino Donuts!

Motivo di scontro sono anche le regole di comportamento imposte ai dipendenti, ai quali sono vietati gioielli, tagli particolari di barba e capelli, e tatuaggi. I dirigenti però fingono di ignorare il fatto che Paperino non indossi le mutande dal 1934.

Per ospitare e intrattenere i visitatori, vengono costruiti 7 hotel e 29 ristoranti, oltre a numerose aree di divertimento e di shopping. Non mancano ovviamente gli omaggi a Walt Disney, come il museo del satanismo e quello della massoneria.

Il 12 aprile 1992, Euro Disney apre ufficialmente le porte. Sono attese oltre 500.000 persone, trasportate da almeno 90.000 automobili. Ma a mezzogiorno nel parcheggio non se ne contano nemmeno 20.000. Secondo la questura, sono meno della metà.

Per attirare un maggior numero di visitatori, viene deciso di servire, all’interno del parco, anche bevande alcooliche, con grande soddisfazione di Mauro Repetto.

Appena un mese dopo l’apertura, un quarto dei dipendenti si dimette a causa delle pessime condizioni di lavoro. Evidentemente, come il Principe Azzurro ha creato nelle bambine aspettative irrealizzabili quanto alle relazioni sentimentali, i Sette Nani hanno creato nella Walt Disney Company aspettative irrealizzabili quanto allo sfruttamento dei lavoratori.

Nell’estate del 1993 viene inaugurata una nuova montagna russa, ma l’attrazione venne subito chiusa per problemi ai freni d’emergenza. Il macchinista viene assunto a Parigi come autista del miliardario Dodi Al Fayed.

Il 2005 è l’anno della rinascita: grazie ad un’efficace operazione di marketing, Disneyland Paris diventa la destinazione turistica numero uno in Europa, superando, per numero di visitatori, il Louvre, la Tour Eiffel e l’interno coscia di Carla Bruni.

Muore Kurt Cobain, cantautore e chitarrista del gruppo grunge Nirvana.

Nato il 20 febbraio 1967, Kurt Cobain è un bambino incredibilmente precoce: ad appena sei anni infatti sviluppa una dipendenza da Ritalin.

Nel 1975 i genitori divorziano, e Kurt ricopre completamente le pareti del bagno di casa con le scritte Odio mio padre, Odio mia madre, componendo il primo brano dei futuri Nirvana.

Per il suo quattordicesimo compleanno, una zia gli regala la sua prima chitarra elettrica e un amplificatore, incoraggiando la sua passione per la musica ed escogitando un modo originale per non essere più invitata ai pranzi di famiglia.

Durante gli anni del liceo, Cobain inizia a manifestare un’indole piuttosto ribelle entrando in conflitto con i genitori e ritrovandosi spesso a dormire per strada o in macchina. In quel periodo si avvicina al buddhismo e si allontana dall’acqua corrente.

Nel 1985 registra il primo singolo assieme a Dale Crover, con il quale fonda i Fecal Matter, band capostipite del rock scatologico.

Nel 1987 fonda i Nirvana. Nel 1990 Dave Grohl prende il posto di Chad Channing alla batteria, ma Cobain se ne accorgerà soltanto nel 1992.

Durante il tour europeo del 1994, viene ricoverato all’Umberto I di Roma per avere ingerito champagne di pessima qualità aiutandosi con 50 compresse di Rohypnol. Al ritorno negli Stati Uniti accetta di intraprendere un programma di disintossicazione in clinica, ma dura meno di Flavia Vento al Grande Fratello Vip: dopo un solo giorno scappa e in aereo torna a Seattle.

Il 5 aprile Kurt Cobain si suicida sparandosi in bocca con un fucile Remington calibro 20, dopo avere assunto Valium in dosi non terapeutiche, essersi iniettato eroina sufficiente per una tripla overdose, essersi praticato tagli profondi dai polsi ai gomiti ed essersi sistemato a mollo nella vasca da bagno abbracciato ad un tostapane acceso. Di recente è stato pubblicato un fascicolo dell’FBI che mette in dubbio l’ipotesi del suicidio.

Si dice che Courtney Love abbia conservato per anni le ceneri del marito all’interno di un orsacchiotto di peluche, poi trafugato durante un furto nel suo appartamento di New York. Tutte le piste condurrebbero a Keith Richards.

Ai giornalisti che gli chiedono se avesse avuto sentore degli istinti suicidi di Cobain, Dave Grohl risponde: “Le cinque e mezza”.

Per l’uccisione dell’attrice Sharon Tate, viene chiesta la pena di morte per Charles Manson e tre sue seguaci.

Charles Manson nasce a Cincinnati il 12 novembre 1934 da una prostituta sedicenne che ben presto lo abbandona per darsi al vagabondaggio. Durante gli anni della sua formazione, pioniere di quella che diventerà l’alternanza scuola-lavoro, Charles si dedica a furti d’auto e taccheggio. Talento e precocità fanno di lui il Mozart del crimine e gli consentono di godere di un lungo soggiorno all inclusive presso un qualificatissimo istituto di rieducazione. Enfant prodige del reato federale, a soli sedici anni trasporta oltre il confine dello stato un’auto rubata con a bordo due prostitute. D’indole estremamente modesta, anni dopo, con chi gli rammenterà questa impresa, si schermirà sminuendone la portata.

Richiestissimo da tutti i riformatori del paese anche per le sue indubbie doti da intrattenitore, un giorno sodomizza un collega puntandogli alla gola un coltello. Finalmente raggiunta la maggiore età, Charles passa dal riformatorio al carcere, ambiente fertile e di certo più consono alle sue attitudini. Lì infatti entra in contatto con alcune delle menti più brillanti del tempo, che avranno un ruolo decisivo nella sua crescita personale e professionale. Il suo mentore, in particolare, lo inizierà alla sublime arte dello sfruttamento della prostituzione. Durante una delle rarissime vacanze-studio fuori dal carcere, Charles mette a frutto le conoscenze acquisite quanto a selezione e gestione del personale, adescando alcune ragazze di strada e diventandone il protettore. Nonostante la sua startup lo impegni molte ore al giorno, non smette di coltivare alcuni hobby tra i quali la falsificazione di assegni, il furto d’auto, e la violazione delle norme per la libertà vigilata.

Il carcere si conferma essere, per Charles, un’esperienza altamente formativa: è lì infatti che apprende i rudimenti di necromanzia, magia nera, esoterismo massonico, chirosemantica, scientologia, motivazione subliminale e ipnotismo.

Sempre pronto a cogliere lo spirito del tempo, nel 1967 si trasferisce a San Francisco, dove, come un Fiorello ante litteram, si propone di animare la Summer of love: raduna attorno a sé la meglio gioventù locale spostandosi a bordo di uno scuolabus dipinto di nero. L’allegra comitiva si dedica a svaghi spassosi ed educativi quali il sesso di gruppo e il consumo di droghe.

Anticipando ancora una volta i trend e le mode, Charles, nell’ultima fase della sua carriera, si dedica all’event planning, con una spiccata predilezione per gli eventi in villa e i babyshower.

Johannes Gutenberg completa la stampa del primo libro: la Bibbia.

Caso editoriale da 4 miliardi di copie, la Bibbia di Gutenberg balza subito al primo posto in classifica, dove rimarrà stabile. Almeno finché non verrà stampato un altro libro. Alla versione originale, in ebraico e greco, seguono accurate traduzioni in tutto il mondo, che contribuiscono a determinare uno dei maggiori successi di vendita degli ultimi 500 anni.

Dio si attesta quindi come scrittore più ricco secondo Forbes, venendo scalzato, soltanto nel 2017, da J.K. Rowling. Certo, la scelta di pubblicare come primo libro quello di un noto influencer denota un’evidente mancanza di coraggio da parte della nascente editoria, e creerà il precedente per un fenomeno destinato a deflagrare ai giorni nostri con le autobiografie di Tommaso Zorzi e Camihawke.

Ancora oggi vengono organizzate presentazioni e letture pubbliche di brani della Bibbia a cadenza settimanale, il che rende questo romanzo un long seller da record.

La trama, forse a tratti un po’ intricata, si snoda attraverso l’esplorazione di diversi generi, dallo storico all’apocalittico, dall’epistolare al legislativo: espediente che allarga il target e mantiene sempre viva l’attenzione dei lettori. I primi capitoli, inoltre, anticipano due di quelle che diventeranno, secoli dopo, vere e proprie tendenze in ambito letterario: un’imponente saga familiare ambientata in uno scenario distopico.

Il libro è suddiviso in due parti. Nella prima, unioni incestuose e accoppiamenti tra consanguinei, episodi di violenza domestica e faide spietate per ottenere la leadership ispireranno, con impercettibili variazioni, gli autori della soap Centovetrine.

La seconda parte segna un notevole cambio di passo: la narrazione si concentra su un unico protagonista, un ragazzo dai misteriosi natali dotato di superpoteri. Poi, inaspettatamente, da quello che diventerà l’impianto tipico dei fumetti Marvel, assistiamo ad un deciso scivolamento verso i toni del legal drama: viene raccontato, dal punto di vista di quattro testimoni, un clamoroso caso di malagiustizia che culmina (spoiler alert!) in un’esecuzione sommaria con finale a sorpresa. Una volta venuto meno il protagonista, il seguito non riesce forse a mantenere alta la tensione narrativa, le vicende dei comprimari non suscitano lo stesso interesse nel lettore e la sospensione dell’incredulità su cui si basa il successo di un romanzo come questo risulta sempre più fragile. La trama riprende però decisamente vigore negli ultimi capitoli, che sono la fine del mondo.

Il 15 marzo 1968 nasce a Genova Sabrina Salerno.

A 15 anni vince il titolo di Miss Lido e successivamente quello di Miss Liguria, battendo per una manciata di voti Elisabetta Canalis. Scoperta da Claudio Cecchetto negli anni ‘80, e da allora mai più rivestita, Sabrina Salerno raggiunge la fama portando in auge il genere musicale noto come italo disco. Trent’anni dopo, l’Universo si vendicherà con Povia e il reggaeton.

Nel 1987, a chi le avesse domandato: qual è la tua posizione preferita? Sabrina avrebbe risposto senza esitazioni: la terza. Così si piazza, infatti, nella classifica britannica con il brano Boys (Summertime of love), preceduta, rispettivamente al primo e secondo posto, da Michael Jackson e Madonna. Ma a consacrarla definitivamente come star planetaria è senza dubbio l’esibizione durante la trasmissione spagnola Nochevieja, nel corso della quale un seno esce inaspettatamente dal costume di scena. Numerose artiste di rilievo internazionale tenteranno invano di emularla: Patsy Kensit a Sanremo, Janet Jackson al Super Bowl del 2004, Veronica Maya a Tale e quale show nel 2014.

Nel 1989 partecipa ad un concerto a Mosca, reso poi disponibile in VHS. Grazie alla geniale intuizione del suo manager, le videocassette vengono vendute assieme ad una confezione di Kleenex e un tubetto di vaselina.

Alla fine del decennio, esplode un vero e proprio fenomeno, al punto che viene realizzato un videogioco dedicato a lei e una fabbrica di Taiwan lancia sul mercato una bambola con le sue sembianze, tre fori di accesso, anallergica, impermeabile e autopulente.

Nel 1991 incide il suo primo brano in italiano, Siamo donne, assieme a Jo Squillo, inserito nella riedizione dell’album Over the pop. Per la prima volta, Sabrina si cimenta anche con la scrittura, dimostrando una certa padronanza delle lettere maiuscole, ma qualche incertezza con le minuscole, in particolare la f e la p.

In questo periodo, Sabrina manifesta il suo desiderio di allontanarsi da quell’immagine di donna avvenente e sexy che, pur avendole regalato il successo, inizia a starle stretta: le sue istanze vengono prontamente accolte dal suo agente, che infatti le procura un ingaggio come ospite fissa nello show di Canale 5 Bellezze sulla neve.

Per chi volesse saperne di più, di recente Sabrina Salerno ha rilasciato ai microfoni del Corriere della Sera un’intervista a 360°, quadruplicando le aspettative dei suoi fan.

Giovanni Keplero scopre la terza legge del moto dei pianeti.

Ricordiamo rapidamente anche le prime due.

Prima legge del moto dei pianeti: non si parla del moto dei pianeti.
Seconda legge del moto dei pianeti: non dovete parlare mai del moto dei pianeti.
Terza legge del moto dei pianeti: il quadrato del periodo di rivoluzione di un pianeta attorno al Sole è proporzionale al cubo della sua distanza media dal Sole stesso.

L’interesse di Keplero per l’astronomia risale addirittura all’infanzia. Sembra infatti che avesse soltanto cinque anni quando domandò al padre se ci fosse vita su Marte. L’uomo gli rispose: Forse un po’ il sabato sera. Da quel giorno la battuta divenne un tormentone tra i cittadini di Weil der Stadt, e il piccolo Giovanni decise che si sarebbe dedicato alle ricerche sui corpi celesti.

Indirizzato agli studi ecclesiastici presso un seminario locale s’innamora dell’abate, il quale però non lo ricambia per sopraggiunti limiti di età: Keplero aveva infatti già quattrodici anni.
Impiegò la prima fase delle sue ricerche per rispondere alla domanda: tolemaico o copernicano? che era un po’ il vaginale o clitoridea? del XVI secolo.

Divenuto docente di matematica all’Università di Gratz, Keplero aveva il compito di redigere annualmente un almanacco. L’edizione del 1595 pronosticava un inverno particolarmente rigido, sanguinose rivolte contadine e l’invasione dell’Austria da parte dei Turchi. L’avverarsi di tutte le previsioni valse a Keplero il premio della critica Mia Martini.

L’astronomo tedesco si basò sulla geometria euclidea, sul modello già scoperto da Copernico e sui dati raccolti dal danese Tycho Brahe, per formulare le leggi originariamente note con il nome di E grazie al cazzo, successivamente ribattezzate leggi sul moto dei pianeti.

Una vita dedicata allo studio e totalmente priva di svaghi gli regalò una grave forma di tendinite e un vivace interesse per il campo dell’ottica, che lo portò ad elaborare innovative teorie sulle lenti e concetti fondamentali sul meccanismo di visione.

A Keplero sono intitolati il telescopio spaziale della NASA, un asteroide, un  cratere lunare, una stella nana gialla e un seggiolino auto per bambini sotto i cinque anni.

Nasce il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, in occasione della quinta edizione dello Zecchino d’Oro.

Il Piccolo Coro viene fondato da Mariele Ventre, storica collaboratrice dei frati dell’Antoniano, alla quale, da acuta osservatrice, non era sfuggita la forte sintonia tra preti e bambini.

Sulla scia della brillante intuizione di Mariele Ventre, il Piccolo Coro dell’Antoniano è stato spesso oggetto d’interesse da parte della Chiesa: si è esibito infatti davanti a tre papi, e nel 2015 ha preso parte al Sinodo dei Vescovi in Sala Nervi, a Roma, animando quelle che, in seguito, sono state definite da alcuni alti prelati, cene eleganti.

Il Papa emerito Ratzinger, invece, non ha mai nascosto una certa diffidenza rispetto ai componenti del Piccolo Coro, dichiarando, in una recente intervista: “Mi piacciono i bambini, ma non quelli che cantano troppo”.

Il Piccolo Coro deve il nome al fatto che la sua formazione originaria contasse appena 5 bambini, che con il tempo arrivarono però fino a 80. Un po’ come lo stabilimento della Nike in Cambogia, ma con la musica.

A febbraio hanno luogo le selezioni per i nuovi coristi. Sebbene uno dei requisiti per essere ammessi al Piccolo Coro dell’Antoniano sia risiedere nella città metropolitana di Bologna (motivo per il quale, ogni anno, Mario Giordano viene rimbalzato come i Jalisse a Sanremo), oggi ne fanno parte bambini di diverse nazionalità tra cui quella argentina, bengalese, ucraina e filippina, a riprova del fatto che gli stranieri fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare.

A proposito di Sanremo, nel 2017 la formazione completa del Piccolo Coro dell’Antoniano viene invitata al Festival da Carlo Conti, costretto a ridurre il numero degli ospiti a causa dello sforamento del budget dovuto alla partecipazione, nel 2015, della famiglia Anania.

La storia del Piccolo Coro dell’Antoniano è stata raccontata in diversi film, come I ragazzi dello Zecchino d’oro e Il caso Spotlight.

IL 22 febbraio è il World Thinking Day, giornata mondiale dello scautismo, nel giorno della nascita di Robert Baden-Powell

Lo scoutismo è una sindrome gravemente invalidante, che colpisce ragazzi e ragazze di età compresa tra gli 8 e i 19 anni circa, scoperta dal tenente inglese Robert Baden Powell.

Assegnato alla regione africana del Metabeleland, Baden Powell ebbe occasione di osservare un curioso fenomeno che riguardava i giovani delle tribù stanziate in quell’area. Studiandone i comportamenti, infatti, individuò alcuni tratti tipici di ciò che poi chiamerà scoutismo, tra i quali: l’esigenza di spostarsi sempre in gruppo emettendo versi molesti, meglio se con l’accompagnamento di una chitarra; uno smodato bisogno di dedicarsi a qualsivoglia occupazione manuale per sopperire a deficit cognitivi; il rifiuto dell’igiene personale e del benché minimo gusto nel vestire; l’inspiegabile desiderio di vivere in condizioni disagevoli e dormire all’aperto nonostante la presenza di strutture alberghiere nel raggio di pochi chilometri.

In origine lo scoutismo colpiva principalmente i maschi, da cui il termine specifico boy scout, ma poi, dato il preoccupante aumento dei casi anche all’interno della popolazione femminile, si preferì il più inclusivo scout.

Il riconoscimento dello scoutismo come sindrome permise a molte famiglie, in Europa e negli Stati Uniti, di trovare finalmente una spiegazione ai comportamenti bislacchi di adolescenti e preadolescenti, prima definiti semplicemente problematici, che da allora vennero radunati in gruppi di auto-aiuto (noti come squadriglie o pattuglie scout) sotto la supervisione di pazienti più anziani. Anni dopo, Vincenzo Muccioli si ispirerà a questo modello terapeutico per la sua San Patrignano.

Uno dei tratti fondamentali dello scoutismo, secondo lo stesso Baden Powell, è la fratellanza: pare infatti che essere nati dall’unione tra consanguinei favorisca non poco lo sviluppo di tale sindrome.

A differenza di altre patologie simili, lo scoutismo non darebbe sterilità. Almeno a giudicare dall’alto numero di gravidanze indesiderate al rientro dai campi scout ogni week end.

Secondo le stime più recenti, oggi soffrono di scoutismo più di 40 milioni di persone nel mondo. Tuttavia è ancora pesante lo stigma che marchia coloro che ne sono affetti. Anche per questa ragione, con il tempo si è assistito ad un progressivo avvicinamento a queste realtà da parte della Chiesa, da sempre attenta ad intercettare e farsi carico delle categorie più fragili.

Nato a Barcellona Pozzo di Gotto il 15 febbraio 1812, Charles Lewis Tiffany si distingue subito dai compagni per il fatto di essere americano. Avviato agli studi di giurisprudenza per volere del padre, ben presto li  abbandona spinto da una forte vocazione letteraria. Decide quindi di inseguire il suo sogno e si iscrive alla Julliard School di New York per diventare prima ballerina. Nonostante la Celentano lo stronchi per una questione di collo del piede, il trasferimento negli Stati Uniti gli cambierà la vita. Insieme al compagno di scuola John Young apre una cartoleria specializzata in diamanti importati illegalmente dall’Africa. Nel 1853 Charles diventa socio in affari di un imprenditore brianzolo, Alessandro Co: da allora la ditta assume il nome di Tiffany & Co.

Durante la guerra civile americana, la Tiffany & Co. converte la sua produzione in molle Slinky e altro materiale bellico. Dopo il conflitto, Tiffany apre altri punti vendita anche a Parigi, Londra, Ginevra e Spilamberto.

Charles sposa la sorella del suo primo socio, Harriet Olivia Young, che gli dà sei figli e un cane (ma sulla paternità del cane girano voci contrastanti). Il primogenito gli succede nella direzione della società e diventa anche un famoso dj e produttore discografico con il nome d’arte di Afrojack.