Fai match con Leonardo: della tua città, più o meno tuo coetaneo, giocatore di basket, ottimi gusti musicali, distribuisce nella conversazione abbastanza citazioni cinematografiche da farti capire di essere un appassionato, ma non tante da sembrare un nerd. Leonardo fa persino eccezione alla regola aurea dell’invio della foto del cazzo: nel senso che te la manda, naturalmente, ma questo non ti fa passare la voglia di scoparci. E così, dopo qualche giorno di corrispondenza, vi date appuntamento a casa tua.
Poco prima di arrivare, Leonardo ti scrive di aprirgli la porta già nuda. Non capisci se dica sul serio o stia scherzando, ma per non passare per quella che non si sa comportare, lo prendi in parola. Quando appare sulla soglia, dalla faccia che fa capisci che sì, stava scherzando. Non ti rimane che fare finta di nulla, e con la disinvoltura di Bridget Jones vestita da coniglietta di Playboy alla festa a tema preti e suore, gli fai strada in corridoio. In definitiva, c’è una certa logica in tutto ciò: tu gli hai visto il cazzo prima della faccia, e quando lui ti vede per la prima volta tu sei senza vestiti addosso. Siete la contemporaneità in purezza.
Segue uno scambio di battute più scarno di quello tra due sordomuti che giocano ai mimi, poi v’infilate in camera. Leonardo si spoglia e si butta sul letto nella posizione dell’Uomo Vitruviano. Deduci che la mossa d’apertura spetti a te, che assumi a tua volta la posizione del cane da tartufo nel suo giorno fortunato, e inizi a dissotterrare con il muso la preziosa tuberacea. Leonardo apprezza, e ti piazza una mano sulla sommità del cranio premendo verso il basso. È un chiaro invito a spostare la tua attenzione sulle palle.
Sai per sentito dire che si tratta di un punto piuttosto delicato, e procedi con garbo e cautela, ma la mano di Leonardo sembra volerti dare indicazioni diverse: senza alcun preavviso, aumenta la pressione e tu sei costretta a spalancare la bocca per non lacerargli lo scroto con gli incisivi. L’applausometro che registra il gradimento di Leonardo schizza verso l’alto, dunque è questo che vuole.
Su Wikipedia, si definisce teabagging (testuale) la pratica d’infilare lo scroto in bocca alla partner, “per dare o ricevere piacere”. Ciò dimostra chiaramente che chi ha scritto questa pagina di Wikipedia è un orgoglioso possessore di genitali esterni. Del fatto che infilando lo scroto in bocca a qualcuno si riceva piacere, non avevi dubbi neanche prima dell’incontro con Leonardo. Ma che sia una goduria anche per la controparte è tutto da dimostrare. In primo luogo, le palle si trovano in una posizione più difficile da raggiungere rispetto al pene, il che ti costringe a scomode contorsioni. Inoltre sono meno ergonomiche: sfuggono da tutte le parti e tu ti ritrovi a inseguirle come un labrador su un campo da tennis.
E poi le palle, a differenza del pene, sono pelose. È vero che c’è chi ha il buon gusto di depilarsele. Il problema è che lasciare la depilazione in mano a un maschio eterosessuale è come chiedere a una foca di suonare il pianoforte: per quanto s’impegni, il risultato finale sarà sempre discutibile. Lo strumento d’elezione sarà nella maggior parte dei casi il rasoio elettrico, che renderà l’operazione approssimativa e lascerà dietro di sé una ricrescita ispida e appuntita al punto che alla fortunata sembrerà di essersi infilata in bocca due ricci di mare col guscio.
L’alternativa è l’uomo che non deve chiedere mai, il Pasquale Laricchia della cura della persona: quello che ama farsi succhiare le palle ma non lo ritiene un motivo sufficiente per depilarsele. E quando ti capita un Pasquale Laricchia, ti ritrovi fatalmente a sputare gomitoli di peli come un gatto persiano dopo la toeletta.
Al pari dei peni, poi, anche gli scroti presentano una notevole varietà morfologica. Si va dal sacchettino sgonfio e triste come un palloncino di capodanno a maggio, alla boule dell’acqua calda in procinto di esplodere. Alcuni scroti addirittura superano per dimensioni il pene, spettacolo curioso che visto da vicino ti ricorda tanto la buonanima del pellicano di Mykonos. Ultimo, ma non per importanza, è il fattore anagrafico: più uno scroto è datato, più è grinzoso e cadente come i bargigli del tacchino. Se si prendono in bocca le palle di un cinquantenne con troppa foga, si rischia una ginocchiata in fronte.
Per fortuna non è questo il caso di Leonardo, che ha uno scroto gonfio e soffice come un cuscino per la cervicale. Mentre te lo preme con violenza sulla faccia, ti dici che di certo questo ha a che vedere con il fatto che gli hai aperto la porta di casa completamente nuda. Infatti le possibili spiegazioni sono due: o la tua condotta l’ha fatto sentire autorizzato a trattarti come una puttana, oppure ti ha presa per matta e vuole farti fare la fine di McMurphy in Qualcuno volò sul nido del cuculo.