Hai l’impressione che, durante i dieci anni che hai trascorso in un più o meno metaforico coma farmacologico, il modo in cui la gente scopa sia cambiato profondamente. Se dovessi spiegare come e perché, attribuiresti il fenomeno al massiccio consumo di pornografia online. Fino a dieci o quindici anni fa, si scopava con la goffaggine e la spontaneità con cui dieci perfetti sconosciuti parteciparono alla prima edizione del Grande Fratello: nessun modello da copiare, nessun tentativo di controllare la propria immagine. Se si fosse trattato di un autentico esperimento antropologico, il Grande Fratello avrebbe dovuto fermarsi lì. Chi ha partecipato dalla seconda edizione in poi, infatti, sapeva già cosa aspettarsi e come manipolare il mezzo a proprio vantaggio. Oggi, la sensazione che provi spesso quando scopi è di avere a che fare non con un verace e ruspante Pietro Taricone, ma piuttosto con un esercito di fantocci dalle dubbie doti attoriali, che però hanno macinato ore di televisione a sufficienza da conoscere quei quattro trucchi per incantare un pubblico di poche pretese.
Insomma, la pornografia online sta al maschio contemporaneo come il trash televisivo sta ad Alex Belli. Nessun giudizio morale: la tua è una valutazione pratica. Chi guarda molto porno finisce, consapevolmente o meno, per tentare di replicare nella realtà quello che ha visto sullo schermo. C’è un problema, però. Pensare di diventare formidabili amanti guardando ore e ore di pornografia sarebbe come sperare di diventare Vittorio Gassman facendo binge watching di Un posto al sole. Il risultato finale è grottesco. Le scopate, oggi, somigliano alle coreografie di Amici di Maria De Filippi: una ripetizione all’infinito degli stessi movimenti innaturali e stereotipati, eseguiti da incapaci che però ci credono tantissimo.
Ormai il rapporto sessuale è diventato un esercizio ginnico. È vero che non è richiesta alcuna attrezzatura particolare, il tutto ti costa meno dell’abbonamento in palestra e non è comunque più noioso di un’ora di crossfit. Ma non riesci proprio a scrollarti di dosso la sensazione di avere a che fare con gente che recita una parte, riproducendo mosse e versi già visti e sentiti altrove. Come infatti è.
Da come una persona scopa, puoi fare una stima per difetto delle ore settimanali che trascorre trastullandosi su PornHub, XHamster, XNXX e compagnia bella. Ma qui vengono fuori tutti i limiti della DAD. Infatti, la conseguenza di questo colossale consumo di giga non è certo una migliore qualità della prestazione, poiché in tal caso saremmo un popolo di Rocco Siffredi, quanto piuttosto una goffa emulazione. Quando eri piccola, ti avevano regalato un videogioco che si chiamava Flight simulator: tu sedevi al posto del pilota e il programma simulava decolli, voli, acrobazie e atterraggi obbedendo ai tuoi comandi. Sarebbe come se, dopo averci giocato tanto, tu ti credessi in grado di pilotare un aereo vero, mentre al massimo hai acquisito una certa dimestichezza nel maneggiare una cloche.
Inoltre con il tempo è sorto un equivoco: i maschi ormai credono che tutto quello che si vede nei porno sia cosa buona e giusta, e soprattutto che alle donne piaccia. Il fatto che le attrici professioniste vengano pagate, non fa venire a nessuno il dubbio che forse una doppia penetrazione anale non sia poi tutto questo carnevale di Rio?
Scopare con consumatori abituali di pornografia si rivela un’esperienza quanto meno particolare: tra schiaffi e sputi è come stare in curva allo stadio.
Lo sputo è senza dubbio una soluzione ecofriendly che fa risparmiare un sacco di lubrificante che poi finirebbe nei fiumi e nei mari, per non parlare dei problemi di smaltimento delle confezioni in plastica. Tuttavia sputare a volte è del tutto superfluo: ti sembra che sia più che altro uno di quei vezzi da pornodipendenti che vogliono darsi un tono, soprattutto se tu sei già lubrificata come uno scivolo dell’Aquafan di Riccione. E poi c’è sputo e sputo. C’è chi, per quanto si sforzi, non riesce a produrre altro che una manciata di droplet e chi invece libera slimer di saliva come se fosse un San Bernardo. Largamente sottovalutato è l’aspetto acustico della questione: il dispenser di droplet emette un suono flebile e strozzato come un gattino che cerchi di espellere una cimice ingoiata per sbaglio. Il San Bernardo invece rumina come un masticatore di tabacco del Far West che abbia preso la vulva per una sputacchiera. Per quello che riguarda te, non hai mai imparato a sputare e davvero non ne vedi né il fascino né la necessità. Ma probabilmente dipende dal fatto che non hai ancora guardato abbastanza porno.
Poi ci sono gli schiaffi, o meglio le sculacciate. La sculacciata del professionista, come si insegna alla Rocco Academy, “non è un colpo ma una frenata”. E sull’incapacità di dare sculacciate come dio comanda casca l’asino di chi crede d’imparare a scopare guardando i porno. Un maschio non riuscirebbe a seguire nemmeno il tutorial dell’uovo sodo su Giallo Zafferano, se dovesse farlo mentre si masturba: figurarsi se in quel delicato frangente può impadronirsi delle tecniche per far godere una donna. La soglia di attenzione, già bassa in condizioni normali, durante una sega è ai minimi storici. L’apprendimento richiede alti livelli di concentrazione ed è quindi intuitivo che sia del tutto incompatibile con un’erezione. Ecco perché di solito nelle auto di scuola guida a masturbarsi è l’istruttore, e non la studentessa.
Come se non bastassero gli schiaffi somministrati in modo maldestro e gli sputi da lama affetto da sindrome di Tourette, registri un’ulteriore evoluzione rispetto ai vecchi tempi: addio cinema muto, benvenuto sonoro! Il fruitore di porno durante il sesso parla, parla un sacco. Non gli basta credersi attore, vuole pure la regia. Ecco quindi il nostro Woody Allen del genere hard che, mentre sputa, sculaccia e stantuffa, esprime giudizi e dà direttive alla sua coprotagonista. Quindi gli sentirai dire cose come: brava, adesso girati, fammi vedere, così, oh sì, di più. A seconda della concitazione del momento il suo tono di voce potrà variare, coprendo una gamma che va da Robert Redford ne L’uomo che sussurrava ai cavalli a Ciccio Graziani a bordocampo in Campioni – Il sogno. I porno sono infatti l’unico contesto in cui il maschio ha un vocabolario più esteso della femmina. Anche perché nei porno la donna ha solo tre battute: yeah, fuck, ahgaghagahag.
Per onestà intellettuale, bisogna riconoscere però che ci sono anche aspetti educativi spesso sottovalutati, e quella rappresentata dalla pornografia si avvicina molto a una società ideale.
Nei porno, le famiglie sono quasi sempre allargate: almeno in ogni nucleo avremo una matrigna, un figliastro e così via, ma a quanto pare si fila tutti d’amore e d’accordo che neanche I Cesaroni.
Nei porno, persone appartenenti a etnie e culture diverse trovano molteplici punti di contatto e la piaga del razzismo è stata da tempo superata.
Nei porno, nessuno si lamenta se viene aggiunto alla chat delle mamme su Whatsapp.
Nei porno, la pandemia non esiste: nessuno teme gli assembramenti e comunque il Covid è la malattia meno grave che si rischia di contrarre.
Nei porno, vige un’encomiabile etica del lavoro: artigiani e liberi professionisti, dal meccanico all’idraulico, ti fottono solo se lo vuoi anche tu.
(continua)