Non ci sono ormai dubbi sul fatto che le bici potrebbero cambiare il sistema economico, favorire la “transizione ecologica”, ridurre il numero e la portata degli incidenti, e, last but not least, migliorare la salute dei cittadini (la SIP, Società Italiana di Pediatria, nel maggio 2022 ha detto che “l’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di prevalenza dell’obesità infantile, preceduta solo da Cipro, Spagna e Grecia: i bimbi con obesità sono il 9,4% del totale e quelli in sovrappeso circa il 20%). Ovviamente l’attuale governo è di tutt’altra opinione. Edoardo Zanchini sul @domani nell’articolo del 26 marzo 2023 intitolato “La crociata di Salvini contro le bici e le piste ciclabili” scrive “Cosa saranno mai cinque anni di Matteo Salvini alla guida del ministero dei Trasporti?”: in breve, “Salvini ha annunciato una revisione del codice della strada, per ridurre gli spazi per chi usa la micromobilità e le bici, e tagliato 93 milioni di euro in Legge di Bilancio perché la priorità sono le grandi opere.” E ripenso a quell’immagine diffusa da Lercio “Mia figlia ha quasi finito di disegnare il progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina”.

Ti amo, Italia.

E a Bologna, “la città più progressista d’Italia”? Beh mo “C’è la tangenziale delle biciclette!” E’ notoriamente bellissimo pedalare respirando gli scarichi delle macchine che sfrecciano sui viali di circonvallazione. E tra l’altro, il percorso ciclabile si interrompe in vari punti, costringendo i ciclisti a deviazioni assurde. Poi la usano spesso anche i pedoni, impedendo ai ciclisti di pedalare in serenità (per poi lanciarsi per attraversare i viali in punti a caso, quasi mai sulle strisce).

E, ovviamente, l’unico servizio utile, veramente progressista, per chi vuole evitare il furto della bici in stazione o in centro, che era il deposito di via Indipendenza 71 gestito dai ragazzi della Velostazione Dynamo (ma c’erano anche i servizi di riparazione, l’organizzazione di eventi e molto altro, in uno spazio fighissimo in cui pensavi di essere in una capitale europea invece che a Bologna) non c’è più: se capisco bene, è stata chiusa nel 2021 (dopo 6 anni dalla apertura) perchè il Comune, proprietario degli spazi, con la scusa di fare dei lavori di ristrutturazione, li ha mandati via, e indetto un bando per creare l’ennesimo parcheggio coperto per auto).

Ne abbiamo da pedalare per diventare la città più progressista d’Italia…

Ma sono comunque felice di avere una bicicletta. La amo con tutta me stessa. Come mezzo in sè, come stile di vita.

Anche se, per la condizione del manto stradale del centro città, ogni tre mesi devo far riparare le gomme, e devo ringraziare se non mi si spacca anche la camera d’aria (costo tra i 25 e i 50 €, ogni volta). Per non parlare dei danni causati dal dissesto del manto stradale: ai denti, alla schiena, e, sinceramente, alla mia passera. Le buche di Bologna sono famose, Lucio Dalla cantava: “Bologna, ogni strada c’è una buca”. Via Santo Stefano, via Farini, via Indipendenza, le vie del centro bolognese sono come la Salerno – Reggio Calabria.

Oggi però, sfortunatamente, mi serviva la macchina. Sono ben contenta di non possederne una. Le poche volte in cui ne ho bisogno, chiedo in prestito quella di mia madre (e, certamente, i costi di bollo, assicurazione, eccetera, li paga lei. Ma almeno si ottimizza, anche a livello di impronta ecologica…). Io, 38enne bambocciona di merda, devo usare la macchina, e pagare il parcheggio per metterla sotto casa, perchè ovviamente la zona di sosta della mia via è diversa da quella di mia madre (anche se si trovano esattamente a 1 km di distanza). Non avendo l’auto, so molto poco di come funzionano i parcheggi, ma so che ci sono le colonnine, i parchimetri, o parcometri.

E’ l’una. Trovo incredibilmente parcheggio nella mia via e vado alla colonnina più vicina. Il parcheggio costa 1,20 € a ora, giornaliero 6€. E’ caro ammazzato, ma benissimo. La colonnina è vecchia e malmessa, il foro per le monete è otturato. Cerco di non incazzarmi. Non mi fido a mettere la carta di credito, vorrei evitare che venga smagnetizzata. Penso che nella città più progessista d’Italia ci sarà di certo un modo per pagare la sosta online. Certo. Sulla colonnina ci sono due patacchi: uno segnala la app ROGER, l’altro dice che si può pagare sul sito TPER. Quindi torno a casa, per usare il wi-fi, sperando che non passino immediatamente i vigili. E inizia il delirio.

E’ l’una e un quarto: mi dico “sfodera lo Zen”. Scarico la app ROGER, mi iscrivo e aggiungo i dati della carta (0,01 € da pagare per autorizzarne l’uso sulla app, non si è mai visto – di solito si addebitano 0 € – e va bene, pazienza, magari la app potrà servirmi di nuovo, per la sosta o altro…) Seleziono l’area di sosta sulla mappa, e la app mi avvisa che “Il servizio non è coperto da ROGER”. Ma che cazzo dici? Telefono all’assistenza. Mi rispondono dal centralino: “Guardi signora che ROGER non è più attiva, si usa un’altra app, si chiama MOONEY GO”. E come facevo a saperlo? Chiudo la telefonata. Non c’è alcuna traccia sulla colonnina di questa nuova app.

E’ l’una e mezza: lo zen non può aiutami, comincio a disperarmi. Scarico la app MOONEY GO. Mi iscrivo, aggiungo i dati della carta (sempre addebito di 0,01 €). Seleziono l’area di sosta sulla mappa, e a fondo pagina leggo che “il servizio costa 0,57€”. Ma che cazzo dici?? Perchè devo pagare 0,57 € in più del costo del parcheggio? Non esiste. Mi ricordo che c’è la possibilità, segnalata sulla colonnina, di pagare su TPER. Vado sul sito di TPER, accedo, cerco la sezione Sosta. Non c’è. Faccio una ricerca su Internet. Trovo che TPER non ha più la gestione dei parcheggi a Bologna. Ora c’è la società BOMOB, il sito è bologna.iovivo.eu. Stavolta telefono all’assistenza prima di fare qualunque cosa, per chiedere conferma che la App dedicata, che si chiama SOSTA+, non sia a pagamento. La centralinista mi conferma. Segnalo che la colonnina in questione è rotta, che porta ancora i patacchi di ROGER e TPER, e chiedo da quanto tempo la gestione dei parcheggi è gestita da BOMOB. 2 anni, mi risponde. Non oso chiedere da quanto tempo potrebbe essere rotta, quella colonnina. Le chiedo se pensa che sia normale che in due anni la società non sia stata capace di mettere sulle colonnine un patacco di BOMOB e un patacco della app SOSTA+. Silenzio. Giustamente non è sua la colpa. Mi dice che per pagare il parcheggio posso scaricare la app e pagare online, oppure cercare un’altra colonnina in zona, oppure acquistare il biglietto dal tabaccaio. Grazie, chiudo la telefonata. Scarico la app SOSTA+, ma non è attivabile sul mio dispositivo: è vecchio, mi rendo conto, ma davvero… che cazzo dici???

Sono le 2 e un quarto:  sono esausta. Torno in strada a cercare un’altra colonnina. La trovo, tutta nuova e fiammante. Finalmente pago il parcheggio, con le monete. E’ stato un parto, ma ci siamo arrivati in fondo. Mentre estraggo, finalmente sollevata, il biglietto da esporre sul cruscotto, guardo più in basso: c’è il patacco di ROGER, nessun riferimento a BOMOB. Riguardo la foto della colonnina rotta, e mi accorgo che la scritta di BOMOB, anche se più piccola rispetto a TPER e ROGER c’era.

Ok, “città più progressista d’Italia”: vaffanculo.