Questa sera sei uscita con Stefano. Dottorato in fisica, lavora all’università, è di buona famiglia e sani principi. Ha optato per un ristorante carino ma non pretenzioso, ha scelto un ottimo vino e ha insistito per offrirti la cena. In passato l’hai data per molto meno, quindi una volta arrivati davanti a casa lo inviti a salire. In cucina Stefano ti bacia, e tu stai ancora cercando di capire se il suo sia un limone da sette o da sette e mezzo, quando ti piazza con sicurezza una mano sul culo e il suo pube inizia a premere prepotentemente contro il tuo, con quel tipico movimento ondulatorio del bacino che visto da dietro lo fa somigliare tanto a uno che si sta accanendo contro un flipper. Niente male per uno con un dottorato in fisica. Stefano, pensi, hai un acceleratore di particelle in tasca o sei solo molto felice di vedermi?
Date le esperienze fallimentari che hai collezionato nell’ultimo periodo, prima che perda lo slancio lo spingi in camera. Vi spogliate, e in un attimo ti ritrovi sul letto a quattro di bastoni con la testa di Stefano tra le gambe.

In realtà il cunnilingus non ti ha mai fatta impazzire. Ti approcci alla questione con un misto di rassegnazione e condiscendenza. Come un genitore costretto a sorbirsi il saggio di fine anno dei figli, devi cercare di sopravvivere a una colossale rottura di coglioni dando anche l’impressione di divertirti un sacco. Ormai sei venuta a patti con il fatto che questa sia praticamente una tappa obbligata, da quando leccare la passera è diventato di gran moda, come gli ombretti liquidi e la vulvodinia.
Purtroppo, proprio come nel caso dei saggi di fine anno, chi è sul palcoscenico ha una percezione distorta della propria performance, e persino Umberto Smaila si crede Roberto Bolle. Quasi tutti i maschi pensano di essere dei maghi del cunnilingus, sarà perché il nome ricorda una formula di Harry Potter. Peccato che nella quasi totalità dei casi non sia così, e anzi l’unica magia che riesce a Stefano è farti cadere in coma.

E non capita solo a te. A sentire molte tue amiche, anche quelle che si definiscono grandi fan del cunnilingus almeno in teoria (e sono comunque molte meno di quante pensino i maschi), ammettono però di avere incontrato, nella vita, pochissimi campioni di questa disciplina.

Quando poi dichiari in pubblico di non amare particolarmente la pratica, si fa sempre avanti quello che, ostentando sicurezza, commenta: -Evidentemente non hai mai trovato qualcuno che fosse davvero bravo.
Il sottinteso è che quello davvero bravo ovviamente sarebbe lui. Tu per educazione sorridi come ti hanno insegnato a fare quando un cretino apre bocca, e ogni volta tenti d’immaginare a quale categoria delle paralimpiadi del cunnilingus appartenga questo fenomeno:

L’Aristogatto: dà timide, quasi impercettibili leccate, come un cucciolo di felino a una ciotola di latte caldo alla Edgar.

L’Idrovora: sembra uno che deve salvare il mondo divorando una fetta d’anguria senza mani.

Il Maestro Manzi: traccia l’intero alfabeto usando la lingua come un pennino, maiuscole comprese.

Il Labrador: ti dà generose ed entusiaste lappate in un’area che va dalle ginocchia all’ombelico. Se sei fortunata, ogni tanto centra anche l’obiettivo, comunque.

Il Cuore di panna: succhia il clitoride come uno che ha staccato a morsi la punta del Cornetto Algida e lo divora da sotto.

Il Disossatore: affronta la passera come una costoletta da spolpare fino all’ultima fibra di carne.

Il Principe della collina di Candy Candy: ci soffia dentro come se fosse una cornamusa.

A queste categorie si affiancano le sotto-categorie di coloro che, durante il cunnilingus, ritengono prudente ricorrere all’aiuto da casa di Chi vuol esser milionario?, ovvero le dita. Avremo quindi:

Winnie Pooh: fruga in profondità con indice e medio, compiendo ampi movimenti rotatori come se dovesse pulire il fondo del barattolo del miele.

Django Reinhart: ti pizzica il clitoride come se fossero le corde di un banjo.

Iginio Massari: ti frulla da dentro, neanche dovesse montarti le ovaie a neve soda.

Lo Street Fighter II: pigia e schiaccia freneticamente i tuoi pulsanti, come se ne andasse di tutti i suoi punti vita.

Il 50 Special: manda in avanscoperta il solo pollice, ruotando il polso come quando si accelera in motorino.

Il Grande Lebowski: ti ficca dentro tre dita alla volta come se tu fossi una palla da bowling.

Sarai strana, ma tutta questa smania ti annoia a morte. O forse, come direbbe un cretino, non hai ancora trovato uno davvero bravo. Così, mentre il saggio di fine anno di Stefano prosegue, tu ripeti mentalmente le classi del sistema feudale, dai vassalli ai valvassori ai valvassini, fai l’inventario del contenuto del tuo freezer, pensi ai regali di Natale anche se siamo ancora a luglio. È come se ti stessero facendo un intervento con l’epidurale: sei sveglia e lucida sul tavolo operatorio, ma non senti niente dall’ombelico in giù. Vedi solo un uomo, là in fondo, che si dà un gran da fare.

Ogni tanto emetti qualche sospiro, giusto per far capire a Stefano che sei ancora viva. Non che gliene importi granché, tanto è concentrato. Ti domandi, nel caso della tua morte improvvisa, quanto tempo impiegherebbe ad accorgersi di avere la testa tra le cosce di un cadavere. Hai letto da qualche parte che il maschio della coccinella può arrivare fino a quattro ore di corteggiamento di una femmina morta prima di accorgersi che c’è qualcosa che non va. Speriamo che Stefano abbia in comune con le coccinelle soltanto i punti neri sulla schiena.

A tratti senti provenire dal fondo degli abissi qualche gorgoglio soffocato, e, mentre attendi paziente che a Stefano spuntino le branchie, ti si pone un dilemma etico. Quando una donna incontra sul suo cammino un inetto, è il caso che glielo dica o è meglio che lasci correre, sperando di liberarsene il più in fretta possibile? Da un lato, non dire nulla è come non lampeggiare a uno che viaggia contromano in autostrada. Non puoi ignorare che ti stai rendendo complice di un crimine.
D’altro canto, la psiche del maschio contemporaneo è solida come un wafer: il minimo suggerimento, anche garbato, sbriciolerebbe il suo ego e con questo qualsiasi possibilità, per te, di essere scopata. È cedendo a questo implicito ricatto che tu e le tue simili vi passate da anni gli stessi incapaci come MoBike difettose. È anche colpa vostra se circolano a piede libero dei quasi quarantenni che hanno con i genitali femminili la stessa dimestichezza di un bambino di quarta elementare.

Quando il saggio di fine anno di Stefano raggiunge la durata di una performance di Marina Abramovic, decidi che è arrivato il momento di darci un taglio e adotti l’unica strategia infallibile in un caso come questo: fingere che ti piaccia talmente tanto che non puoi più contenere la voglia matta che ti è venuta di scopare. Lo afferri per le orecchie tipo coppa della Champions League, lo tiri sopra di te e decidi che, purché la smetta di leccarti tra le gambe, gli lascerai fare tutto quello che vuole, almeno finché dura l’effetto dell’epidurale.