I cazzi sono come i tramonti: se sei fortunata, nell’arco di una vita ti capiterà di vederne tantissimi, ma vale davvero la pena ricordarli tutti? Del resto, tra foto ricevute e incontri ravvicinati, ormai sei un Linneo dell’uccello. Procedi quindi ad una tassonomia del cazzo.
Il Bernini: sembra scolpito nel marmo, vene comprese. Non presenta imperfezioni, né storture. Si erge maestoso e regale, come se emergesse da una nuvola del Paradiso. È così bello da guardare che non sfigurerebbe sul tavolino all’ingresso di casa tua, o, meglio ancora, al centro del salotto, diventando subito un argomento di conversazione perfetto durante le serate mondane, come un Cattelan o un Sironi.
Il Passerotto: simile al tordo che tanto metteva in difficoltà Fantozzi e Filini, presenta una sagoma tozza caratterizzata da un rigonfiamento nella parte centrale. A riposo, ha una consistenza soffice e un aspetto inoffensivo, e la pelle del prepuzio scivola a formare un vezzoso jabot. Al momento dell’erezione, però, il Passerotto spicca il volo: il volume complessivo risulta invariato, ma ne cambia sensibilmente la distribuzione, il che gli conferisce un assetto decisamente più aerodinamico, e quindi, per l’utilizzatrice finale, più ergonomico e maneggevole.
Il Marchese del Grillo: come si presenta il suo proprietario? Coi fiori in mano e il cazzo a spillo, come da battuta del film. È un pene straordinariamente sottile, la cui forma affusolata si accompagna spesso ad un pallore spettrale. La lunghezza è variabile, ma quando il diametro è quello di una cannuccia, capite bene che poco cambia che si tratti di quella dell’Estathè o di quella di un frappè da un litro.
Il Fungo: stretto alla base, salendo si allarga, dapprima in maniera graduale, fino ad un’esplosione atomica a livello del glande. Queste specifiche fattezze non inficiano affatto il rapporto sessuale, tuttavia, in presenza di un cazzo a Fungo, è inevitabile incamerare aria tra una stantuffata e l’altra del rapporto medesimo, fino a ritrovarsi la vagina gonfia come una zampogna pronta per il concerto di Natale.
Il Boomerang: presenta una curvatura di almeno 15 gradi ogni 7 centimetri di lunghezza. Questo pone la controparte di fronte ad un dilaniante dilemma, poiché più le dimensioni del pene Boomerang sono considerevoli, più ne è evidente il ripiegamento. Meglio quindi un Arco di Trionfo, monumentale ma inutilizzabile, o un anacardo, deprimente ma senza dubbio più gestibile?
Il Mezzo Dattero: di dimensioni variabili, la peculiarità di questo tipo particolare di pene è l’estremità appuntita e grinzosa, spesso dal colorito livido-violaceo. Questa conformazione non ne compromette in alcun modo le prestazioni, ma certo non è un bel vedere.
L’Anonimo: è un pene stilizzato, senza alcun segno particolare. Ridotto a mera funzione, è come il manico di una padella: un oggetto con una finalità esclusivamente pratica e nessun dettaglio estetico degno di nota, né in bene né in male. Del tutto dimenticabile, non attira l’attenzione, e un secondo dopo averlo visto avresti già grosse difficoltà a descriverlo.
Il Megalodonte: raro almeno quanto un Bernini, è un pene dalle dimensioni eccezionali, mastodontiche, giurassiche. È un monstrum, una creatura dotata di vita autonoma, che sfugge al controllo anche del proprio padrone, come King Kong o Frankenstein. È il Kraken dei cazzi. Un abuso edilizio. La prova generale del parto. Unica controindicazione: il Megalodonte in erezione fa esplodere preservativi come gavettoni, riducendoli a brandelli come le camicie dell’incredibile Hulk. Per ovviare al problema, nel caso vogliate fare sesso sicuro con un Megalodonte, dovrete rifornirvi, anziché in farmacia, al reparto tende canadesi di Decathlon.